Fondata nel 1950, Aggiornamenti Sociali – rivista che ha sempre avuto la propria sede al San Fedele – prosegue in modi sempre rinnovati la sua mission di aiutare i lettori a “orientarsi nel mondo che cambia”
Il pensiero sociale della Chiesa come bussola, la collaborazione tra gesuiti e laici come ingrediente peculiare, lo sforzo di conciliare l’approfondimento con uno stile accessibile anche ai non addetti ai lavori: con questa ricetta, via via adattata e perfezionata, Aggiornamenti Sociali (AS) ha percorso e accompagnato 70 anni di storia italiana. Ne abbiamo parlato con il caporedattore, padre Giuseppe Riggio.
Pensando all’Italia del 1950, appena uscita dalla dittatura e dalla Seconda guerra mondiale, e a quella di oggi,
in che cosa resta attuale e valida
l’intuizione originaria di AS e dove
invece sono stati introdotti nella
rivista i cambiamenti più significativi?
Fin dall’inizio la Rivista si è proposta come uno strumento pensato per aiutare i lettori a orientarsi sui temi centrali per la nostra
società, con un’attenzione particolare alle questioni solo apparentemente marginali, cercando sempre di mettersi in ascolto di quanti non riescono a far sentire la loro voce. Mi colpisce sempre notare che gli articoli del primo numero trattassero della situazione socio-economica italiana, della riforma scolastica, dell’eutanasia, della laicità, delle questioni internazionali. Su questi temi siamo impegnati ancora oggi; e altri si sono aggiunti alla luce dei cambiamenti occorsi nella società. Mi limito a fare un esempio: la questione ambientale compresa a partire del paradigma dell’ecologia integrale della Laudato si’, che ci sollecita a collegare il tema dell’ambiente con quello della giustizia sociale.
E ovviamente un altro cambiamento si è realizzato sul piano del linguaggio, perché accanto alla rivista stampata abbiamo un sito Internet e i canali social. Essere presenti con il nostro stile anche in queste piazze virtuali è una missione importante.
Uno strumento con cui AS aiuta a “orientarsi nel mondo che cambia”, come recita il claim della rivista, è il dossier che viene proposto con cadenza più o meno annuale. Che cosa è previsto per i prossimi mesi?
Con il numero di dicembre si apre un nuovo dossier, nel quale abbiamo deciso di affrontare l’impatto che le nuove tecnologie hanno sulla nostra vita. Computer e smartphone, software e app sono ormai entrati a far parte della nostra quotidianità e vi facciamo ricorso più o meno consapevolmente per gli usi più svariati. Nel frattempo stiamo familiarizzando con altri termini come algoritmi, intelligenza artificiale, big data, che - indipendentemente dalla nostra fascia di età - provocano le
reazioni più disparate: da un’accoglienza entusiastica al timore, dal disinteresse superficiale al sospetto. Indubbiamente i cambiamenti sono numerosi e influenzano in modo profondo le nostre vite sul piano individuale e collettivo.
Abbiamo di fronte perciò opportunità da cogliere, fino a poco tempo fa inimmaginabili, ma anche sfide inedite a cui rispondere. Con il dossier vogliamo soprattutto riflettere su come cambia, con la diffusione di queste tecnologie, la stessa comprensione che ab¬biamo del nostro essere uomini e donne, e dei rapporti sociali.
In particolare negli ultimi anni,
AS si propone non solo come una
rivista ma anche come un think
tank o centro di ricerca, un soggetto
inserito in percorsi di studio, riflessione
e approfondimento sulle dinamiche
sociali. Ci può fare qualche esempio?
La crescita di questo aspetto della vita della Rivista è davvero importante e risponde a un tratto caratteristico dell’ispirazione originaria: essere uno spazio di riflessione ed elaborazione in contatto costante con il territorio, in grado di offrire un contributo serio e rigoroso a livello di pensiero, che però non sia astratto e disincarnato. Questo aspetto ci è riconosciuto, come attestano le tante occasioni di formazione e collaborazione che realizziamo a livello nazionale con realtà del mondo ecclesiale e non, soprattutto sui temi ricordati poco prima.
In questo percorso non procediamo da soli, ma integrando il nostro impegno all’interno di reti più ampie, come quella dei Centri di ricerca sociale dei gesuiti in Europa, la Rete dei Centri per l’etica ambientale o il Forum di Etica civile. Un progetto che vorrei ricordare in particolare riguarda le evoluzioni nel mondo del lavoro, studiate alla luce della Laudato si’: è un progetto internazionale in cui siamo coinvolti nel quadro delle iniziative per il centenario dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL).
Pur essendo una realtà con un respiro nazionale, AS ha sede da sempre a Milano, al San Fedele dei gesuiti. Qual è la connessione con le altre “anime” del Centro?
L’aspetto originale e per certi aspetti profetico del San Fedele è che il lavoro di animazione sociale e culturale che facciamo con la Rivista è in stretto dialogo con le attività nel settore dell’arte, del cinema e della musica della Fondazione, nonché con le proposte nell’ambito sociale e spirituale. Non si tratta di una mera coabitazione, ma del tentativo esplicito e ricercato di far interagire la fede, la giustizia e l’arte, per aiutare a cogliere le tante connessioni che esistono tra le diverse sfere della nostra vita. Non so se questo proposito fosse così chiaro quando è nato il Centro San Fedele nel secondo dopoguerra, ma oggi ne costituisce senza dubbio il tratto più caratteristico.