Il Premio Artivisive San Fedele, concorso aperto ad artisti under 35 su libera candidatura e su invito della giuria curatoriale, s’inserisce tra i premi internazionali dedicati alle arti visive, nell’intento di favorire una maggiore interazione tra pubblico e partecipanti. È prevista la residenza, che comprende appuntamenti con specialisti del settore artistico e incontri seminariali con filosofi, sociologi e politologi.
La 15°edizione del Premio Artivisive San Fedele ha avuto come tema: «Identità. Natura e destino». In questo modo la Fondazione Culturale San Fedele ha voluto riflettere su un tema particolarmente attuale, ripreso da filosofi e antropologi: in che modo è possibile riflettere sull’identità dell’uomo contemporaneo dopo la crisi delle ideologie, la morte delle grandi narrazioni del passato e la messa in discussione delle religioni tradizionali?
Gli artisti hanno potuto seguire le lezioni formative di Silvano Petrosino sul tema dell’Identità e di Roberto Diodato a partire da
La nascita della tragedia di Friedrich Nietzsche. Il
visiting professor di questa edizione è stata l’artista Bruna Esposito che, con grande generosità, ha raccontato la sua testimonianza artistica. Inoltre, le critiche d’arte Manuela Gandini e Gigliola Foschi hanno dialogato con gli artisti a partire dai loro portfolii. Infine il gesuita Vincenzo Anselmo ha terminato il ciclo di appuntamenti con una conferenza dal titolo Bibbia e fake news.
Particolarmente riuscite sono state le proposte finali dei giovani artisti, seguiti individualmente dai curatori/tutor della Galleria San Fedele. A vincere il Premio Artivisive San Fedele e il Premio Paolo Rigamonti è stata Debora Fella
(nella foto, con in mano la statuetta del Premio Artivisive), con il libro d’artista intitolato
Null'altro ancora: realizzato con grafite, carbone, ardesia e olio, elabora il tema del rapporto tra identità e spazio simbolico del sogno.
La seconda classificata, Giada D'Addazio, ha realizzato una piccola fusione in bronzo rosa:
Je est un autre, un’opera che riflette sulla dialettica identità e immagine. Norberto Spina, terzo classificato e vincitore del Martini International Award, con la grande tela
Senza titolo (quieto vivere) lavora sulla stratificazione di materiali di scarto tratti dal mondo urbano, ricollegandosi in questo modo al complesso universo esistenziale e sociale delle periferie della città. I curatori/tutor hanno poi segnalato con una menzione il lavoro sul tema della ferita del giovane Carlos Lalvay Estrada.
La mostra dei partecipanti al PAV - a cura di Andrea Dall’Asta SJ e Daniele Astrologo Abadal, Chiara Canali, Stefano Castelli, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Kevin McManus, Gabriele Salvaterra -
è visibile in Galleria San Fedele fino all’11 gennaio 2020.
Il Premio è stato reso possibile grazie al sostegno della Fondazione Carlo Maria Martini e con il contributo della Regione Lombardia.